Abbiamo visto che, nel ricordare quel primo concerto con Toti Dal Monte a Pieve di Soligo, offerto dagli artisti “a totale beneficio dei poveri”, Carlo Polacco si proietta nei terribili mesi che concluderanno il secondo conflitto mondiale dopo l’acuirsi delle leggi razziali in Italia, a quegli anni, anche Toti Dal Monte dedicherà più di un capitolo nel suo “UNA VOCE NEL MONDO”, edito a Milano da Longanesi & C..
Sin dai primi capitoli il pianista veneziano si confronta con le proprie origini, in “Ebreo fra i Cristiani” l’autore ricorda come, allievo delle scuole elementari, si trovasse bersaglio di quelli che definisce “beffardi dileggi”: Avrei dovuto non curarmi di loro oppure rispondere con ugual moneta ma, alla mia tenera età, quelle nascenti persecuzioni dovevano lasciare un solco profondo, influendo nei miei sentimenti. Un giorno rimasi talmente colpito da tali crudeltà da chiedermi se, al mio rientro a casa, avrei trovato mia madre ancora viva. Era un oscuro presentimento delle future persecuzioni nazifasciste? Con molta lucidità arriva poi a riconoscere il proprio timore nel palesare spontaneamente la propria provenienza: Durante la vita e particolarmente prima e nel corso dell’ultima guerra, in cui tanto veleno fu sparso dalla propaganda contro gli ebrei, mi affiorò il dubbio che noi fossimo realmente inferiori ai cosidetti ariani ma, a distogliermi da tale dubbio fu la crescente conoscenza dei grandi ebrei che, dall’antichità e fino ai nostri giorni illuminarono e continuano a illuminare la civiltà umana.
Se il ricordare la figura del maestro Polacco è uno degli obiettivi del nostro progetto, i ricordi ne restano anche il punto di partenza, siano essi raccolti in prima persona o vivacemente “trascritti” dai nostri due protagonisti, Totina e Carletto!
Torniamo ancora una volta quel concerto del 17 ottobre del 1931, importante per il nostro progetto perché non solo darà inizio al lungo sodalizio artistico tra Toti Dal Monte e Carlo Polacco, ma anche un profondo legame con tutto il territorio del solighese, dove troverà rifugio la sua famiglia. Ricorda Carlo la generosità degli artisti e, con un formidabile flashback, la generosità di quei “poveri” che più volte vedremo intervenire nell’evolversi di tragici eventi.
Generosità è un sostantivo, una qualità che incontriamo spesso al centro delle vicende che costellano l’esistenza di Carletto, dall’infanzia vissuta in dignitosa povertà sino alle sue doti taumaturgiche di guaritore, dagli studi resi pesantissimi da una grave forma di cifoscoliosi alla fuga verso Villa Toti.
Generosità e gratitudine al centro anche delle preziose amicizie che nacquero facilmente durante gli anni di studio rimanendo salde per tutta la vita, prime fra tutte quella con Alfredo Simonetto e quella con Egida Giordani Sartori, sino all’incontro medianico cui deve l’incontro, particolarmente significativo, con la Teosofia. Generosità e gentilezza d’animo al centro del grande incontro con la sua sposa, la signora Nora, incontro in cui si descrive come “avventuratissimo”.
Giuseppe Pugliese, cui dobbiamo la cura del sontuoso volume “La TOTI” creato in occasione del centenario della nascita della più celebre artista lirica veneta, riconosce tra le pagine della autobiografia del pianista veneziano il rivelarsi di Un intero mondo, d’arte, di vita, di grandi e piccole cose, con le sue finzioni, le sue debolezze, le sue verità, le sue delusioni, le sue intensi emozioni, quel mondo in cui si è nutrito l’autore, senza perdere mai quel fondo di concretissimo ottimismo, di nobiltà di sentimenti che, uniti alla pungente, ironica acutezza, allo spirito di osservazione, alla vivacità di una intelligenza sempre vigile, alla vastissima cultura e scienza musicale, alla ferrea memoria, sono all’origine di questo felice romanzo musicale, scritto, invece che con le note, con le parole.
IMPAVIDA DIVA – 1893 LA FAMA – 1893 GLI AFFETTI – 1903 IO LA TOTI E – 1903 AVVENTURATISSIMO