mensola

… Questa piccola/grande casa viene realizzata subito dopo la prima guerra mondiale; la guerra aveva completamente distrutto la sua prima abitazione. Le foto del dopoguerra sono impressionanti. Vidor è completamente rasa al suolo. Questa donna coraggiosa non si perde dʼanimo. Vince a Milano il concorso per ufficiale postale arrivando non prima ma seconda perché la prova di spedizione di un pacco verso lʼ America non era perfetta per il concorso.

Da allora lʼufficio postale diventa la plancia di comando di un sistema “casa” da lei organizzato in modo molto pragmatico e nello stesso tempo un poʼ favolistico nonostante la durezza dei tempi perché dal luogo di lavoro controlla direttamente una cucina operosa; cucina operosa significava non solo ricette indimenticabili ma sempre volte al pensiero di che cosa avrebbe desiderato lʼospite. Una grande finestra guarda verso la corte dove succede un po’ di tutto. Nel clima post bellico le necessità contingenti guidate da una pragmaticità femminile danno consistenza ai diversi luoghi: un luogo per vivere allʼesterno ma, come dire, mai inoperosi: si può giocare con il verde, seminare, tagliare fiori, coltivare un piccolo orto di servizio alla cucina, cʼè il bucato da lavare con la cenere; sopra la cantina, dove le bottiglie sono ordinate con etichette precise su qualità, data, provenienza, decide di collocare un pollaio; come mai un pollaio al primo piano? Perché la colta signora le pensa proprio tuttte e studia per le galline un percorso in trincea per cui andavano a nutrirsi sul retro della casa alla quota del grande orto terrazzato per poi rientrare ordinatamente; come dire rendere indipendenti le galline ignare sulle sorti del loro collo.

Due fulcri ancora nella casa sono dedicati ai libri e alla musica aggiungendo lʼimportanza data allo studio in cui la lavagna è sempre costantemente usata alla piacevolezza del suono del pianoforte.

Gli spazi della casa sono sempre lasciati liberi perché tutte le armadiature pensate in nicchia lasciano prevalere lo spazio sugli oggetti. Il resto della casa diventa favolistico perché è labirintico e lascia luogo alla sorpresa: si sale da più parti e non si sa mai bene dove si arriva: ci si puoʼ trovare in una piccola o in una grande stanza fino a una soffitta dove, come tutte le soffitte che si rispettino, le sorprese non sono mai finite. Questi percorsi multipli dentro la casa e all’esterno della casa, hanno dato sempre possibilità di libertà al “gioco della vita” fino a diventare l’otto marzo 2004 unʼassociazione culturale volutamente molto aperta alla promozione sociale che prende, a ragione, il nome di “La Posta in Gioco” confermando il Dna che la casa ha avuto fin dalla sua prima sistemazione.

Da Abitare con
Ricercario per un’idea collettiva dell’abitare a cura di E. Mantese, Canova Editore, 2011